Affievolita la dilagante euforia che ovatta una sontuosa vittoria come quella conseguita ieri dal Napoli contro gli scaligeri, deve assolutamente subentrare il raziocinio.
Di certo, l’approccio alla gara e la fame di vittoria riversati in campo dagli uomini di Benitez palesano uno status mentale rinvigorito, inferocito e caparbio.
Orgoglio, tempra, carattere, continuità, abnegazione: tutti aspetti che tardavano a palesarsi in maniera tanto marcata ed incontenibile all’ombra del Vesuvio.
In verità è l’attacco, ancora una volta, a mostrare tutta la sua schiacciante e copiosa forza, supportato da un centrocampo più attento e concentrato, ma, la difesa continua a palesare crepe ed incertezze che lasciano ancora spazio a dubbi e perplessità. Tralasciando l’errore/ orrore di Koulibaly sulla seconda rete del Verona, è l’atteggiamento che palesa la squadra quando è l’avversario a tenere in mano il pallino del gioco che proprio non convince e che rappresenta un motivo di lecito timore.
Quella titubante incertezza che trasuda dalle maglie azzurre quando sono chiamate a difendere appare ancor più in imbarazzante antitesi con la veemente intraprendenza palesata, di contro, dagli uomini del reparto avanzato.
Troppo devastante in attacco, troppo fragile in difesa.
È un Napoli che deve assolutamente trovare uno stabile equilibrio per non perdere altri punti preziosi e per non seguitare a distruggere quanto di pregevole costruito dal reparto offensivo.
In verità, nel corso di troppe partite, ormai, l’estremo difensore azzurro si mostra acerbo, ingenuo ed insicuro e si lascia cogliere impreparato dalle conclusioni avversarie, tant’è vero che anche ieri è apparso tutt’altro che esente da responsabilità sulla seconda rete avversaria.
Un Rafael che esce sconfitto ai punti dalla sfida virtuale con il suo avversario: “l’altro Rafael” che, a dispetto delle sei reti subite, ha abbandonato il rettangolo verde aggiudicandosi il titolo di migliore in campo dei veronesi, in virtù del fatto che si è opposto come meglio non avrebbe potuto all’assedio azzurro, negando ai partenopei almeno in un paio di occasioni nitide la gioia del gol.
Di contro, il “Rafael azzurro” avrebbe potuto dimostrarsi più reattivo nell’ambito delle rare, ma spinose circostanze in cui è stato chiamato in causa. E non solo ieri sera.
È forse giunto il momento di lasciar scaldare i guantoni ad Andujar?
Considerazioni che spettano al tecnico azzurro, ma dagli spalti traspare in maniera più che palpabile che la titubanza dell’estremo difensore brasiliano si riversa negativamente sullo stato di concentrazione dell’intero pacchetto difensivo. In tal senso, la differenza, in termini di motivazioni, sicurezza e carisma, rispetto allo scorso anno, è più che clamorosamente tangibile.
Ma l’anno scorso, a difendere i pali azzurri, c’era un certo “Reina”: roba di un altro pianeta…