La mente umana è complessa ed imprevedibile.
La mente di un fumatore è ancor più complessa ed imprevedibile rispetto a quella di qualsivoglia essere umano riconducibile ad altre categorie d’appartenenza.
Il fumo è il più infimo dei vizi, una vulnerabile e permalosa debolezza che corrode la quotidianità e ne condiziona il corso, in maniera più o meno conscia.
Maturare la consapevolezza di dipendere da un’entità priva di corpo ed anima come il fumo, richiede, infatti, la presa di coscienza necessaria per asserire di non disporre della forza di volontà e della determinazione utile per prevalere su quell’insidiosa prostrazione.
Pertanto, ogni volta che un fumatore animato dall’inattuabile ed inattuato intento di “disintossicarsi” valica la soglia d’ingresso di una tabaccheria, in lui regna la cognizione di essere uscito sconfitto, per l’ennesima volta, dall’eterno braccio di ferro tra volere e potere.
Il signor “non sono un fumatore, smetto quando voglio” è, senza dubbio, il caso più grave, poiché non munito della lucida e morigerata consapevolezza necessaria per ammettere il proprio limite e palesarlo come “vizio”.
“Il fumatore saccente”, invece, è quello che, quando a tenere banco è proprio il suo “tallone d’Achille”, inscena uno sfiancante monologo, esasperato da domande retoriche, puntigliose e pignole oppure si avventura in un sonnacchioso ed inconcludente sermone incentrato sui rischi del fumo, abilmente intriso con stereotipati principi di etica comportamentale e morale. Egli vive nella vana convinzione di essere “migliore” o “diverso” rispetto agli altri fumatori, perché sa più degli altri ed è quanto basta per “salvarsi la pelle”. Come se le sigarette acquistate da lui fossero meno nocive rispetto a quelle fumate dal resto dei comuni mortali.
“Il fumatore cronico” è quello ossessionato dalla nevrotica e compulsiva combustione continuativa di tabacco ed è in grado di “bruciare” 2, 3, 4, pacchetti al giorno, perché la sigaretta è diventata un’imprescindibile parte della sua persona, anche se le ruba solo qualche tiro e la lascia poi fumare al vento, in lui vige il solenne bisogno di sapere che il suo pacchetto di sigarette è lì con lui. Deve sentire che sono lì, toccandosi la tasca della camicia cucita sopra al petto, deve vivere accompagnato dalla certezza di non essere solo, perché con lui ci sono le sue sigarette.
“Il fumatore storico” è quello, da sempre, abituato a fumare “le sue” sigarette e se ne rimane privo preferisce non fumare, piuttosto che “rovinarsi gola e stomaco con lo sgradevole sapore di altre sigarette”. Quel fumatore è schiavo di un ancor più sottile e conflittuale dramma psicologico che lo ha portato, nel corso degli anni, a sviluppare una duplice dipendenza: per il fumo e per quel tipo di sigarette. Quella marca, quel pacchetto, quel contenuto di nicotina. Tant’è vero che, allorquando alla Casa Madre viene voglia di sottoporre il suddetto pacchetto ad un restyling per renderne forme e colori più moderni ed accattivanti, il fumatore storico va in crisi, perché, seppur sia comprovato che la miscela delle sigarette in esso contenute non sia andata incontro a nessuna mutazione, per lui è “diversa”, perché è venuto a mancare un tassello di quell’ingranaggio che nella labile complessità della sua psiche era perfetto così com’era.
“I fumatori pentiti” sono quelli che, in seguito a patologie gravi, gravidanze o problemi di salute, non dovrebbero fumare, ne sono consapevoli, ma non riescono a provarsi di quell’infame veleno. E, quindi, sono quelli che adottano la condotta dei “fumatori clandestini”, quindi devono svolgere l’intera faccenda con la massima cautela ed attenzione, dall’acquisto delle sigarette al loro stesso consumo, avendo l’accorta e vigile accortezza di non farsi scoprire da amici e parenti, perché, in cuor loro, vige la schietta consapevolezza di quanto sia terribilmente sbagliato quello che stanno facendo e temono il giudizio dei loro cari.
Poi, ci sono i “liberi pensatori”: i fumatori giovani o comunque avvezzi a condurre un’esistenza troppo spensierata e leggera per “prendersi troppo sul serio”. Una miscela vale l’altra, che si tratti di tranciato o sigarette, per loro il fumo è una cornice che suggella momenti di relax: la pausa caffè, il drink con gli amici. Potrebbero farne tranquillamente a meno, perché, per loro, la sigaretta è uno “sfizio” non un “vizio”, ma proprio perché appare sporadicamente nelle loro vite, vi instaurano in rapporto di “cordiale quieto vivere” che sagacemente ovatta rischi e pericoli.