23 ottobre 2011, Circuito di Sepang, Malesia, curva numero 11.
Lì si è conclusa la gara più importante di Marco Simoncelli: quella della vita.
La morte di Super-Sic ha sconvolto, colpito, affranto, tutti, ma proprio tutti: l’intero mondo dello sport, gli appassionati di motociclismo, la gente comune che a quel viso sorridente e pulito, a quello schietto accento romagnolo, si era affezionata.
Questi tre anni trascorsi senza di lui sono stati contraddistinti da tanti ricordi, iniziative benefiche, culminate nella nascita della fondazione che porta il suo nome e da manifestazioni di cordoglio ed attestati d’affetto per papà Paolo e mamma Rossella, ma anche per Kate, la sua fidanzata.
I suoi ricci biondi e il suo sorriso genuino hanno continuato a tenerci compagnia, la sua voce riecheggia nelle radio e alla tv, le corse al cardiopalma in sella alla sua moto vengono ancora riproposte, si parla ancora di Marco e può anche accadere che, distrattamente e spontaneamente, la mente di ciascuno di noi, indirizzi ancora un pensiero a quella garbata e simpatica canaglia e mentre la fantasia gioca con la sua scanzonata ironia, sul volto è inevitabile che si disegni un sorriso.
Cosa assai rara, quando si commemora un defunto.
Ma Marco non è “un morto qualunque”.
In realtà, Marco con la morte non ha molto in comune.
Poiché, durante questi anni in cui ha smesso di esserci, ma nell’ ambito dei quali, in realtà, c’è sempre stato, ci ha insegnato un diverso modo di relazionarsi con la morte.
Ha saputo farci comprendere che allorquando un’ anima speciale viene sradicata così prematuramente da questa terra, non è un macabro né un perverso atto di fanatismo, omaggiarne la memoria, continuare a parlare di lui, custodire gelosamente i ricordi e rispolverarli al momento opportuno, preservare intatta l’essenza di quella persona, continuare a volergli bene e, per certi versi, anche continuare a viverla.
O ancor peggio, la scomparsa, celermente susseguita dalla triste e mera scoperta di essere stata una presenza di passaggio, a tal punto da scivolare frettolosamente nel dimenticatoio.
Ma per Marco non è stato così, non sarà mai così.
Marco Simoncelli rimarrà eternamente il Sic: un ragazzo allegro e goliardico, capace di amare i piaceri semplici e genuini della vita, con una sfegatata ed indomabile passione per le moto che gli irradia il sangue di adrenalina, che indossa la sua maglietta preferita, quella verde, con su incisa quella scritta: RUN YOUR LIFE.
Perché il Sic nei cuori di chi lo ha amato sinceramente e che seguiterà ad amarlo alla stessa maniera, continuerà a correre la sua vita in eterno.