Esiste una Napoli che nessuno racconta, quella che non trova spazio tra righe e colonne delle pagine di giornale né tantomeno gli vengono conferiti volto e voce all’interno di un servizio televisivo.
Eppure esiste e meriterebbe al pari di sevizie ed accoltellamenti di essere menzionata. Soprattutto perché i protagonisti sono ancora e sempre loro: i ragazzini.
Tuttavia, quello che traspare da questo episodio è un diverso ed assai più speranzoso sentimento imbastito nelle più giovani e diversamente fragili anime partenopee.
In sostanza, i volontari del progetto Bike Sharing, armati di pezze e secchi, sono giunti a via Toledo per pulire le ciclostazioni installate a ridosso della metro, anche quelle imbrattate di scritte e si sono imbattuti in “quei bambini.”
I bambini di Napoli, quelli che gironzolano tra vicoli e pedoni, quelli che erano lì, come ogni giorno ed osservavano i volontari mentre esercitavano la loro opera di pulizia, questi ultimi gli hanno chiesto se avevano voglia di dare una mano. Allora i bambini hanno impugnato le pezze e si sono messi al lavoro. Prima hanno dato una bella strofinata alle scritte sulle ciclostazioni e poi, giacché c’erano, hanno ripulito anche quelle sul vetro della stazione della metro. Perché avere qualcosa da fare è sempre meglio che non fare niente.
A conti fatti, i bambini si sono divertiti e hanno saputo trovare un modo utile per riempire i loro tempi morti.
Quei panni bianchi impiastricciati di colori consegnano un sonoro messaggio di civiltà, speranza, rieducazione, opportunità, miglioramento.
Per i bambini, ma non solo.
I brandelli più giovani di Napoli possono finanche fungere da eloquente e propositivo esempio per gli adulti, quelli disillusi e sfiduciati che fortemente ancorano ideologie e convinzioni sulla ferma certezza che “Napoli non può cambiare”.
Una storia tratta dalla vita reale che dimostra che i nostri ragazzi sanno e vogliono essere anche altro e che getta su Napoli un sottile, ma propositivo velo di sano e speranzoso ottimismo.