Siamo in via Bartolomeo Caracciolo a Materdei, uno dei quartieri più caratteristici del centro storico di Napoli. Lo scorso 10 ottobre una 26enne della zona esce di casa per portare da mangiare ad un gatto randagio. All’improvviso una signora inizia a minacciarla. Poco dopo arriva il marito della donna e la discussione prosegue. In breve tempo, però, la situazione degenera: la ragazza viene picchiata selvaggiamente dai due coniugi e da una delle loro due figlie, di appena 13 anni. Volano schiaffi, pugni e calci. Ma non basta. Alla 26enne vengono anche strappati i capelli alla radice.
Pesanti le conseguenze riportarte: la giovane ha avuto una prognosi di 8 giorni per commozione cerebrale. Inoltre ha ecchimosi e graffi vari, dolori alla schiena e difficoltà a deglutire. Per non parlare delle aree senza più capelli sulla testa e delle unghie strappate. Tutto questo perché dava da mangiare ad una gatta. Una gatta che è lì da 14 anni.
Possibile che nessuno abbia visto nulla e si sia sentito in dovere di intervenire? E chi doveva proteggere la ragazza dov’era in quel momento? La polizia è stata chiamata per ben 3 volte ed è arrivata sul posto con notevole ritardo. Nel frattempo la 26enne si è vista anche “suggerire” da un passante di non riferire agli uomini del 113 la verità sull’accaduto.
Purtroppo anche stavolta ha vinto l’omertà, la legge del “faccio finta di non aver visto e di non aver sentito nulla per paura di essere coinvolto”. Ed ha vinto la violenza ingiustificata. Perché chi ha la voce più grossa o la tendenza ad usare le mani crede che le sue ragioni siano più valide delle ragioni altrui, anche quando di ragioni, come nel caso della ragazza aggredita, proprio non ce ne sono.