Aveva pianificato tutto, Domenico Eredità, 50enne di Casalnuovo di Napoli. Ieri mattina ha prima accompagnato le due figlie a scuola, poi, rientrando a casa ha salutato la moglie, si è diretto verso la cantina dell’edificio e si è impiccato.
Alla base del gesto la disoccupazione. L’uomo, infatti, era un operaio edile, ma aveva perso il lavoro un anno e mezzo fa e da allora non si era più ripreso. Lo testimonia anche il biglietto che ha lasciato ai suoi familiari: «Così non vivo più. Vi chiedo perdono: è tutta colpa mia».
Eredità quest’anno è la seconda vittima della disoccupazione a Casalnuovo. Lo scorso febbraio, infatti, dopo aver ricevuto una multa di 2 mila euro dall’Ispettorato del lavoro per la presenza della moglie, priva di regolare contratto, nel piccolo panificio di cui era titolare, si era tolto la vita anche il 43enne Eduardo De Falco.
Si allunga, così, la lista dei suicidi per motivazioni economiche. Secondo le analisi di Link Lab, il Laboratorio di Ricerca Socio Economica dell’Università degli Studi “Link Campus University” che da oltre due anni monitora il fenomeno, a detenere il triste primato è la Lombardia, seguita dalla Campania. Un’ escalation iniziata nell’ultimo trimestre del 2013 quando, a fronte dei complessivi 149 casi registrati nell’intero anno (in notevole aumento rispetto agli 89 casi del 2012), le vittime di suicidio sono state 46. Salgono complessivamente a 289 i suicidi registrati in Italia per motivazioni economiche dall’inizio del 2012 a marzo del 2014.
Questi numeri dovrebbero pingere a prendere dei provvedimenti. C’è bisogno di concretezza, di misure reali che sanino una situazione diventata insostenibile.