S. è una ragazza di 24 anni, vive nella periferia Nord di Napoli, in quelle realtà definite “difficili”, “a rischio”, “pericolose” e anche lei, come stanno facendo molti altri lettori, ha scritto alla nostra redazione per raccontare la sua storia:
“Quando avevo poco più di 10 anni, alle scuole elementari, due ragazze più grandi mi picchiarono rompendomi gli occhiali… Appunto, solo perché avevo gli occhiali.
Da quel giorno la mia vita è cambiata e ho voluto sempre e per sempre distinguermi da queste persone.
Porto ancora gli occhiali, mi piacciono e non me ne frega niente… Ho voluto e saputo crescere in maniera diversa, diventando una persona diversa rispetto a quelle che – a distanza di 14 anni da quell’accaduto – sono diventate loro.
Mi sono diplomata, ho un compagno e una buona posizione lavorativa… Loro, beh… Sono rimaste nello schifo e nel degrado, conducendo sempre la stessa vita, tra mollettoni di plastica e cantanti neomelodici.
Oggi, come allora, non mi fanno paura queste persone…
Forse oggi saprei difendermi in un modo migliore… Ma, forse, la vera vergogna, anzi, sicuramente, sono proprio loro, queste persone: ignoranti di natura e non perché manchevoli d’istruzione, incapaci di guardare aldilà del proprio naso e quindi puntano il dito contro gli altri.
Vincenzo, come quella bambina che sono stata e che vive ancora dentro me, ricorderà per sempre questo episodio, seppure il dramma che ha vissuto lui sia ben più grave e tragico del mio, spero che esattamente come me, crescendo possa trovare, in questa terribile vicenda, un punto di forza, per essere diverso da queste persone, per essere migliore.”