Il toro è l’antitesi della ricciola: nei modi di fare e di essere, nelle intenzioni, nelle ambizioni, nei pensieri, nello stile di vita, in tutto e per tutto e soprattutto nell’approccio con “la preda”.
Il toro è il cacciatore per eccellenza, quello che nulla chiede, ma pretende.
Il toro non seduce, ma conquista, non perde tempo in chiacchiere inutili, ma va dritto al sodo.
Mentre la ricciola lavora di sms e fantasia, il toro odia la virtualità e i suoi messaggi sono sporadici e categorici: “ti voglio”, “ti aspetto”, “stasera sei mia”.
Non è una proposta, ma una pretesa e questo tipo di approccio sulla preda che sta cercando di smaltire i traumi da “post-ricciola” ha un impatto adrenalinico e devastante.
Pertanto, non le resta da fare altro che sveltire velocemente i panni della cacciatrice, riporre il fucile nel baule per indossare i mansueti e docili panni della preda e lasciarsi sopraffare dal fervore del toro.
Eppure sbaglia chi crede che il toro sia l’uomo perfetto, anzi, è tutt’altro che ingiusto affermare che l’unico aspetto degno di nota ed applausi è la sua performance sessuale.
Perché il toro non è un grande oratore e non passerà alla storia neanche per i suoi discorsi ricchi di contenuti, piuttosto è un cultore del bello e un amante della bella vita, schiavo inconsapevole della campagna di martellamento attuata 8 giorni su 7 dai Pr dei locali più alla moda e quella sua fisicità scultorea ed affascinante che fa di lui un uomo al quale è difficile resistere, gli consente di collezionare un numero impressionante di donne.
Una al giorno, talvolta anche più di una al giorno ed è la dimestichezza che dimostra nell’approccio e nella pratica del rapporto fisico a sottolinearlo in maniera fin troppo eloquente: per il toro fare sesso è un culto quotidiano, come lo è andare in palestra per un uomo “normale“.
E poi ci sono quelle frasi che sui sensi di una preda ingenua sortiscono un effetto altamente distruttivo: “dimmi che sei solo mia”.
È la frase che troneggia tra “i cavalli di battaglia” da recitare durante l’atto sessuale. L’orecchio scaltro sa che per il toro conquistare il primato di migliore è un obiettivo tanto fondamentale quanto irrinunciabile, un’iniezione smodata di autostima necessaria per consentire al suo ego di essere pompato una spanna in più rispetto ai pettorali in cui giace.
Mentre l’animo ingenuo, sognatore e romantico di una preda che auspica di vedere, un giorno, quel bronzo di Riace correrle incontro in sella ad un cavallo bianco, in quella frase legge il disperato ed accorato desiderio di conquista di un uomo fortemente preso da lei.
Eppure, fin dagli attimi successivi al passionale incontro, i segnali sono ben chiari.
Il toro consegna la buonanotte “da buon amico” con due baci sulle guance, clicca “mi piace” alla sua immagine del profilo Facebook non appena lei si chiude la porta alle spalle, per infliggerle il più semplice ed efficace dei “colpi di grazia” e così archivia la pratica fino a data da definirsi.
Facebook, già, in quella “guerra di nervi” che si inscena tra la preda e il silenzio generato dal toro, ricopre un ruolo determinante.
Perché per lei Facebook diventa l’unica arma della quale avvalersi per cercare di sortire qualche reazione in lui.
Stati ambigui, finalizzati a stuzzicare la sua curiosità: “Una notte da sogno” per insinuare il dubbio di un possibile tradimento, “la sorpresa che mi ha cambiato la giornata” ancora e sempre per innescare una reazione.
E poi canzoni, su canzoni, scelte con l’intento di consegnare al toro chissà quale messaggio subliminale.
E soprattutto: le foto.
I selfie, valanghe di selfie, in tutte le pose possibili ed improponibili, al limite tra oscenità e disperazione.
Al cospetto di una delle foto da “ultima spiaggia” al cospetto di un paio di tette in bella mostra accade che al toro in quanto tale scappi un “mi piace” accolto come un gol dell’Italia alla finale dei Mondiali dalla preda che fa partire messaggi a raffica indirizzati a tutte le amiche per comunicargli il lieto evento: “Ha messo mi piace alla mia foto!!!!!!!!!!!”
E allora, la più cinica della band insinua un infimo dubbio: “Ma sul suo profilo, invece, che si dice?”
La preda va a controllare e trova a darle il benvenuto un autentico book fotografico che immortala scene discotecare a base di tavoli, bottiglie, stangone in tacchi a spillo e minigonna, ma, soprattutto, “il selfie del toro”: un autoscatto partorito in bagno che lo ritrae completamente nudo, con un modesto asciugamano a coprire i gioielli di famiglia.
Quella foto colleziona una prevedibile pioggia di consensi e bava femminile.
E ogni “like” è una coltellata alla dignità della vittima, la cui disperazione viene inaspettatamente interrotta dalla notifica di un messaggio ricevuto.
I suoi occhi carichi di speranza vengono tristemente delusi dalla scoperta del mittente: la ricciola.
Il suo selfie con tanto di mercanzia in bella mostra lo ha svegliato dal letargo ed è pronto per immergersi in una peccaminosa avventura a base di sesso estremo, rigorosamente virtuale!