Nuovi dettagli emergono in relazione alla morte di Davide Bifolco.
Quella sera, insieme a Davide in sella allo scooter che non si è fermato all’alt dei carabinieri, non c’era Arturo Equabile, il latitante ricercato dalle forze dell’ordine e arrestato lo scorso 18 settembre a Casoria.
Ad affermarlo è la perizia disposta dalla Procura di Napoli, richiesta dal legale della famiglia Bifolco, in seguito sulla cattura del latitante Equabile ed effettuata sullo scooter su cui viaggiava Davide Bifolco, la sera tra il 4 e il 5 settembre, quando ha perso la vita per effetto di un colpo d’arma da fuoco esploso dalla pistola di ordinanza di un carabiniere.
Sullo scooter non sono state trovate né tracce di DNA né impronte digitali appartenenti a Equabile, per cui è quasi certo che quella sera il 23enne latitante non fosse in compagnia di Davide.
La difesa mette così a segno un altro importante punto finalizzato a scardinare la versione dei fatti fornita dai carabinieri: i due militari, infatti, avrebbero dichiarato di essere partiti all’inseguimento dello scooter su cui viaggiava Davide Bifolco dopo aver riconosciuto, tra i tre ragazzi in sella, proprio il latitante a cui davano la caccia.
Tuttavia, alla luce degli ultimi dati emersi, Equabile su quello scooter non è mai salito e quindi potrebbero trovare riscontro nella realtà le dichiarazioni rilasciate dallo stesso latitante 23enne, durante un’intervista esclusiva rilasciata pochi giorni prima della cattura, nell’ambito della quale spiega che quella sera è fuggito da casa di sua zia, allorquando sopraggiunsero i carabinieri e che quindi erano probabilmente sulle sue tracce quando si sono imbattuti nello scooter occupato dai tre ragazzi, tra cui Davide.
Adesso resta da stabilire se alla base dell’inseguimento avvenuto quella notte ci sia un clamoroso scambio di persona o altri, tuttora ignoti, motivi.