Non trova pace la popolazione del Rione Traiano che, dallo scorso venerdì, incessantemente piange la prematura morte di Davide Bifolco.
Numerose sono state, soprattutto, le manifestazioni di indignazione nelle quali è sfociato il mix di emozioni che infervora quegli animi.
I cortei in memoria di Davide che urlano ed esigono giustizia, si susseguono, ogni giorno.
Nella giornata di ieri, l’ennesimo corteo riunitosi spontaneamente ha raggiunto il comando provinciale dei carabinieri di Napoli nella caserma Pastrengo.
Il comandante provinciale dell’Arma di Napoli, Marco Minicucci, incitato da familiari ed amici, si è perfino tolto il cappello in segno di rispetto (come dimostra il video pubblicato da Youreporter.it) in segno di cordoglio e rispetto per una morte che, aldilà di ogni colpa e responsabilità, in quanto tale, resta ugualmente una morte prematura e sciagurata.
Gesto suggellato da uno scrosciante applauso partorito dai partecipanti al corteo e che potrebbe rappresentare il primo passo verso il ripristino di un rapporto meno ostile e più pacifico tra la popolazione locale e le forze dell’ordine.
Processo che, in realtà, si presenta alquanto ostico da perseguire, in virtù di una “guerra” infervorata da rancore ed odio che genera tensioni, agitazioni, tumulti, esasperazioni che nulla, proprio nulla di sano ed educativo, può imprimere nella coscienza sociale di quella complessa fetta di Napoli.
“Lo Stato nemico”: una vecchia e corrugata convinzione, saldamente radicata nelle visceri di chi “non ha niente” e “nulla da perdere” quindi più facilmente avvezzo ad intraprendere strade che sfociano nell’illegalità, pur di sopravvivere, rinunciando a vivere secondo le regole, almeno quelle impartite dallo Stato che ripudiano.
Ideologia che ha trovato in questa triste vicenda un infimo uncino al quale arpionarsi per attecchire in quel territorio, irrigato, incessantemente, dopo quella tragica notte, da dolore e disperazione, rischiando di avvelenare irreversibilmente le anime coinvolte, soprattutto quelle più giovani, incapaci di ergersi oltre quel muro di rigogliosa intolleranza ed intransigente acredine, per guardare i fatti, le dinamiche, la vita e il mondo da un’altra prospettiva.
Questa triste storia ha generato una vittima, ma, con il passare dei giorni, attraverso tanti, troppi episodi che demarcano quanto precaria e spinosa sia la vita da quelle parti, in quelle realtà minate da un quantitativo di problemi troppo copioso, assai più copioso rispetto alla superficie terrena in cui sono radicati, stanno emergendo tutte le altre vittime inconsapevoli di questa infausta vicenda.