22 anni, padre di una bambina, un debito con la giustizia scontato quando era minorenne ed attualmente evaso dai domiciliari: Arturo Equabile, il latitante cercato e ricercato e che secondo le forze dell’ordine rappresenta l’input che ha innescato l’inseguimento che poi ha portato alla mortedi Davide Bifolco, in quanto, ricercato dai carabinieri che lo avrebbero identificato tra i tre occupanti dello scooter che non ha rispettato l’ordine di fermarsi all’alt, oggi è uscito allo scoperto, rilasciando dichiarazioni che potrebbero non poco aiutare a far luce sulla dinamica dei fatti che hanno tristemente e tragicamente contraddistinto quella notte, divulgate attraverso un video pubblicato sul “Fatto Quotidiano”: “Un’ora prima dell’accaduto sono venute alcune pattuglie di carabinieri a casa di mia zia, dove mi trovavo. Con le pistole in pugno mi gridavano “apri, bastardo.” Ho avuto paura e sono scappato a casa di mia nonna, poco distante da lì. Dopo circa mezz’ora ho saputo che nell’altro rione c’era stata una sparatoria e che i carabinieri avevano sparato il piccolo Davide “.
Latitante per un furto che sostiene di non aver commesso: “Ho evaso i domiciliari e non mi sono costituito perché non sono stato io a commettere quel reato. Sono imputato perché delle persone che avevano delle microspie in auto hanno parlato di un furto commesso da un certo Arturo. Ma non ero io “.
Equabile spiega le motivazioni alla base dei rapporti tesi ed ostili che intercorrono tra lui e gli uomini in divisa, individuando nelle sue continue fughe la ragione dalla quale scaturisce la suddetta acredine.
Arturo dichiara apertamente di aver paura delle continue minacce da parte delle forze dell’ordine rivolte anche ai suoi amici e ai parenti. Inoltre, racconta anche che un suo coetaneo, originario di Fuorigrotta, sarebbe stato arrestato dai carabinieri, convinti che si trattasse proprio di lui e, una volta giunto in caserma, avrebbe subito un pestaggio da parte degli stessi uomini in divisa e che successivamente, la madre del ragazzo protagonista di questo sfortunato scambio di persona, avrebbe anche esposto regolare denuncia per denotare l’aggressione subita dal figlio.
Fatto che, unitamente all’uccisione di Davide, semina paura nella vita di Equabile che sostiene che quei carabinieri, quella sera, in realtà, stessero cercando lui e che, probabilmente, quel colpo che ha ferito mortalmente Davide era a lui destinato.
Il ragazzo ha dichiarato che non appena il suo legale gli avrà consegnato il fascicolo relativo al suo caso, si consegnerà alla giustizia, soprattutto per raccontare la verità sulla morte di Davide e per portare forse un po’ di chiarezza in una situazione in cui, di nitido, vi è ben poco, andando, quindi, ad implementare la sua versione alle tante testimonianze, filmati della sorveglianza, fotografie, pervenute finora nelle mani degli inquirenti.
“Anche se vorrei una garanzia che non mi venga torto un capello da parte delle forze dell’ordine. Non voglio fare la fine di Cucchi e di Davide. Ho paura per la mia vita.” Con queste parole, Arturo Equabile, conclude la sua intervista.