“Tutto perché Marco Polo potesse spiegare o immaginare di spiegare o essere immaginato di spiegare o riuscire finalmente a spiegare a se stesso che quello che lui cercava era sempre qualcosa davanti a sé, e anche se si trattava del passato era un passato che cambiava man mano egli avanzava nel suo viaggio, perché il passato del viaggiatore cambia a seconda dell’itinerario compiuto, non diciamo il passato prossimo cui ogni giorno che passa aggiunge un giorno, ma il passato remoto”.
Così scriveva Italo Calvino nel suo libro del 1972 “le città invisibili” a proposito delle aspirazioni di un viaggiatore, in questo caso Marco Polo, ma la fantasia del lettore conduce a pensare ad un viaggiatore qualunque o piuttosto ad un uomo qualunque, dato che la vita è di per sé un viaggio.
È vero, ciò che vogliamo oggi con grande passione, in futuro non lo desidereremo, ci rifletteremo e ci faremo una risata su.
Come i desideri che si hanno da piccoli: a 5 anni si desidera correre, giocare ed avere, magari, la Barbie più alla moda o il triciclo elettronico di ultima generazione; vent’anni più tardi si desidera avere una Ferrari e una villetta al mare dove potersi rilassare.
Da piccoli, poi, c’erano i mestieri preferiti: chi voleva fare la parrucchiera, chi il meccanico, chi la fioraia, oggi invece queste stesse persone fanno tutt’altro, sicuramente desiderano tutt’altro. Il mondo gira insieme ai desideri e i sogni che cambiano man mano col tempo.
Oggi il luogo in cui mi trovo mi ispira quella determinata cosa, tra un mese mi ritroverò da un’altra parte e il desiderio cambierà.
Perciò, quando mi chiedono che mestiere vorrei fare, la mia risposta è sempre introdotta da un’espressione di dubbio mista alla passione del momento: ad oggi voglio fare la giornalista, ma fino a un anno fa volevo lavorare in teatro, molti anni fa, quando ero proprio piccola, volevo lavorare al supermercato.
Chi può dirmi cosa mi riserva il futuro?
La vita è un punto interrogativo, perché le persone sono sempre soggette al cambiamento, dunque, l’uomo è in sé la vita.
Potrei, un giorno, ritrovarmi a fare l’ingegnere aerospaziale, senza aver mai pensato prima di varcare la soglia di questo mestiere così impegnativo, ma come continua a scrivere Calvino:
“Ormai, da quel suo passato vero o ipotetico, lui è escluso; non può fermarsi; deve proseguire fino a un’altra città dove lo aspetta un altro suo passato, o qualcosa che forse era stato un suo possibile futuro e ora è il presente di qualcun altro. I futuri non realizzati sono solo rami del passato: rami secchi.”