Si sa che i luoghi comuni sono duri a morire. Ma che il Ministro degli Esteri britannico scriva una piccola guida per i turisti con indicazioni alquanto precise sui posti da evitare in Italia è francamente troppo anche per chi è abituato a sentirne di ogni colore. Si tratta di una nota piuttosto breve a carattere informativo. Ma comunque procura un certo fastidio
Tra le città più pericolose vi sono Roma e, manco a dirlo, Napoli. Niente di nuovo sotto il sole, diranno i più citando più o meno consapevolmente la sapienza biblica.
Dagli altri paesi, europei ed extraeuropei, arrivano sempre queste pseudo-provocazioni. In un certo senso, ci abbiamo fatto il callo. Ma accettarle passivamente non ci fa onore.
Qualche mese fa uscì sul New York Times un articolo in cui la città partenopea veniva elogiata per le bellezze artistiche e paesaggistiche, descritte dal giornalista con grande entusiasmo.
E, manco a farlo apposta, mentre in Inghilterra davano la stura alle solite tirate contro il Belpaese, sempre sul New York Times è uscito un altro articolo, su cui vale la pena soffermarsi.
Si tratta di un resoconto particolareggiato – a firma di J. David Goodman – degli assassini e dei ferimenti che hanno costellato l’ultimo weekend della Big Apple. Da Harlem al Bronx, dal Queens a Brooklyn, ci sono stati due morti e decine di feriti. Dati non proprio normali.
Ciò nonostante, non sembra che i turisti decidano di non visitare New York per motivi legati alla macro e micro-criminalità. Anzi, ne arrivano in quantità industriale in ogni mese dell’anno per respirare un pò l’American Dream.
Dovremmo definirli incoscienti perché arrivano in una città tendenzialmente violenta in alcuni quartieri? Dovremmo definire poco intelligenti quelli che vogliono visitare le metropoli mondiali, da Parigi e Berlino fino a Mosca e Pechino, per il semplice fatto che le loro periferie fanno sembrare Piazza Garibaldi by night un resort a cinque stelle? Dovremmo ricordare agli inglesi dalla memoria corta i “riots”, le rivolte popolari che qualche anno fa interessarono alcune zone di Londra?
La risposta è no, perchè ogni città, piccola o grande che sia, si presenta come un microcosmo pieno di contraddizioni, di storie diverse. Non si capisce allora perché a livello mondiale le città italiane, e Napoli in particolare, debbano ricevere sempre un pessimo trattamento da politicanti da quattro soldi in cerca di notorietà.
Non è nostra intenzione nascondere i problemi del capoluogo campano. Ci sono, è più che palese. Non si può far finta di niente. Ma gli attacchi mediatici subiti con una frequenza, a dir poco, inquietante, sono la cifra di un pregiudizio purtroppo alimentato da un’ignoranza atavica, da un risentimento che ha radici culturali più profonde di quanto si possa immaginare.
E per cortesia: la si smetta una buona volta di dire che i napoletani vogliono fare le vittime. Chiedono solo equità nel giudizio. Che è tutt’altra cosa.