Forse non tutti sanno che il piatto tradizionale per eccellenza del pranzo di Ferragosto è il piccione arrostito. Tale usanza, un tempo diffusa in buona parte d’Italia e che ancora sopravvive in alcune zone, pare sia nata in Toscana, in epoca carolingia.
In Sicilia, sulle tavole imbandite, non può mancare, il tipico gelu di muluna, decorato con foglie di limone e fiori di gelsomino.
A Roma il piatto tradizionale del pranzo di Ferragosto è costituito dal pollo in umido con peperoni, spesso preceduto dalle fettuccine ai fegatelli.
Le Margheritine di Stresa sono i biscotti che venivano tradizionalmente offerti agli ospiti dalla regina Margherita, in occasione dei ricevimenti di Ferragosto della Casa Reale.
Sull’Appennino tosco-emiliano, durante questa rovente e festosa giornata, si è soliti sfornare e consumare piccole ciambelle dolci all’anice, variamente confezionate, come il Biscotto di mezz’agosto di Pitigliano o lo Zuccherino montanaro bolognese di Grizzana Morgan.
In Puglia così come in Campania, tengono banco “i taralli di Ferragosto”, rigorosamente dolci, ma all’ombra del Vesuvio, fino al “tacco dello stivale”, come consuetamente avviene al cospetto di un giorno segnato in rosso sul calendario, le massaie rispettano ed onorano la tradizione intraprendendo la “divina arte del cucinare” sin dalle prime ore dell’alba, per proporre ai commensali corpulenti e deliziosi menù che nulla hanno da invidiare a quelli proposti dai ristoranti.
Carne, pesce, verdure, salse, spezie, sapori ed odori pronti ad appagare anche il più esigente dei palati, perché, la tradizione impone principalmente questo: tavolate gremite di amici e parenti, tanto cibo, contornato da sorrisi, chiacchiere e buon vino.
Di certo, l’elemento che unisce l’intero stivale, che tassativamente dimora su tutte le tavole italiane e che pertanto personifica “la tradizione” assaporata dal palato durante questo giorno e che merita lo scettro di “regina di Ferragosto” è, senza dubbio, l’intramontabile anguria.