Vari e molteplici sono i fattori che costituiscono la fitta pioggia di problemi che, incessantemente, imperversa su un’azienda che, in un tempo non molto lontano, rappresentava “il fiore all’occhiello” della Campania: la Circumvesuviana.
Da tempo, ormai, indefinito, tuttavia, la situazione è radicalmente cambiata.
Anche se sono relativamente lontani i tempi in cui a dominare la scena erano gli scioperi selvaggi del personale, frustrato, esasperato ed infuriato per i mancati o ritardati pagamenti degli stipendi, che, a loro volta, riversavano e diffondevano quello stato d’animo pregno di negatività sui viaggiatori, arrecando disagi, disservizi e talvolta, vere e proprie crisi isteriche e situazioni nelle quali mantenere gli animi pacati si rivelava un’impresa perfino più ardua di riuscire a sedersi su un treno in partenza.
Corse soppresse, cancellate, stoppate per archi temporali indefiniti.
Attese irritanti, spasmodiche, rognose, aggravate dall’impossibilità di accaparrare l’assoluta e rassicurante certezza insita nell’attendibile e certo orario di partenza del tanto acclamato e reclamato treno.
Attualmente, in virtù dell’introduzione del nuovo orario, orfano di un gremito numero di corse, la frequenza e la funzionalità del servizio risulta essere rientrato nella norma, anche se altre tipologie di problematiche emergono a galla.
In primis, biglietterie abbandonate, chiuse o prive del personale di servizio e ciò consente a chiunque, anche a chi non è munito di biglietto, di accedere ai treni.
Situazione che avvantaggia ed agevola “le disastrose performance” di ragazzini “vivaci” incapaci di vestire i panni dei semplici ed innocui viaggiatori e, pertanto, ammazzano la noia, molestando gli altri passeggeri, fumando spinelli e perfino compiendo veri e propri atti di vandalismo, danneggiando le già fatiscenti carrozze dei treni.
Il tutto supportato dalla totale inerzia del personale.
Poi ci sono loro: gli extracomunitari che si avvalgono dei treni per scorrazzare i loro business di paese in paese, trascinandosi dietro vere e proprie case ambulanti.
Carretti di fortuna, pregni di abiti, oggetti, cartoni, buste enormi dalle quali grondano consigli per gli acquisti che vengono adagiati nei corridoi adiacenti alle porte, legati con spaghi o sigilli di sicurezza tutt’altro che sicuri, considerando che, come sovente accade, i treni viaggiano strapieni, costituendo, così, un serio e palpabile “fattore di rischio” per i fruitori del “disservizio” costretti, loro malgrado, a stanziare in prossimità di quei locali commerciali ambulanti, vedendosi negare la possibilità di occupare un posto a sedere.
La verità è questa: in Circumvesuviana si viaggia in condizioni al limite della decenza, avulsi dalle più basilari regole di buon senso, civiltà e, soprattutto, sicurezza.
Qualora uno di quegli armadi a cielo aperto, malauguratamente, dovesse staccarsi e franare su un passeggero, procurandone il più o meno grave ferimento, cosa accadrebbe?
Perché dobbiamo sempre attendere che “ci scappi il morto” per poi correre ai ripari?
Chi ha il potere d’intervenire, cosa sta aspettando per farlo?