Diciamoci la verità: la retorica renziana della rottamazione ha attratto un bel po’ di italiani.
L’idea che si potesse fare piazza pulita di ideologie nefaste e vetuste mettendo mano a riforme strutturali dal punto di vista politico ed economico, affascinava i più.
E a buon diritto.
Negli ultimi giorni, come le cronache hanno impietosamente riportato, Renzi è parso in affanno più di quanto voglia far credere stigmatizzando i vari problemi con battutine e motti di spirito.
Ma tant’è: le gatte da pelare ci sono, eccome se ci sono.
Impossibile analizzare nello spazio ristretto di un articolo le cause dell’impossibilità da parte dell’attuale premier italiano di porre in essere progetti innovativi di ampio respiro.
Solo un aspetto, però, è a tratti inquietante: il totale silenzio sul futuro della ricerca scientifica ed umanistica.
Si parla più o meno di tutto, ma di quello che dovrebbe essere il settore di punta di una nazione che vuole risorgere non si dice nulla.
Come se si potesse davvero ripartire senza investire ed eventualmente promuovere i nostri cervelli. Che, nonostante la crisi, nonostante i tempi bui a livello globale, sono per fortuna ancora vigili e funzionanti.
Peccato che gran parte dei progetti partoriti dalle nostra materia cerebrale vengano bloccati sul nascere per mancanza di fondi.
Ecco, questo è il mantra ripetuto un po’ ovunque, specie nei vari salotti buoni della politica: la mancanza di fondi.
Come se non fosse compito precipuo proprio della “politica” quello di trovare i fondi per porre in essere idee rivoluzionarie sul piano scientifico e teconologico o per portare linfa vitale a discipline quali quelle umanistiche che diventano in maniera sempre più preoccupante solipsistiche, autoreferenziali a livelli parossistici. Ma, a ben guardare, non è solo una questione economica.
Ad emergere in modo palese è la totale incapacità di porsi un quesito semplice ma terribile: dove vuole andare la società italiana?
Verso quali lidi è diretto il nostro paese?
Vuole limitarsi a galleggiare in un mare in tempesta o costruirsi una nave più solida per far vela verso porti più sicuri?
Nel pensare al futuro può fare veramente a meno della ricerca e di tutti quei ricercatori quotidianamente maltrattati?
Domande opportune, che non riceveranno risposte perchè scomode.
Non resta che dire: ai rottamatori l’ardua sentenza.