26 luglio, Parco delle energie, Roma.
Il serbatoio musicale di Jovine, pregno di coinvolgente, radiosa e contagiosa energia positiva, approda nella Capitale ed è ancora una volta pronto a dispensare note cariche di fervore per appagare brama, pretese ed attesa dei fan capitolini.
Inverosimile, eppur reale, che il “Napulitan’” per eccellenza riesca a rompere, con ingenua ed inconsapevole disinvoltura, quel fitto mantello di ostile tensione che, dallo scorso 3 maggio, contamina il cielo che intercorre tra Napoli e Roma.
Eppure, ieri sera, romani e napoletani, in quanto cittadini di quel mondo che vive nelle canzoni di Jovine, hanno saputo dimostrarsi semplicemente capaci di eludere odio, rancore, rivendicazioni, vendette e tutti quei sentimenti portatori di sensazioni ed emozioni insane, improduttive, altamente deleterie, dalle quali nulla, proprio nulla di genuino può germogliare, se non altre putride e malsane erbacce, per riconoscersi come parte di quel mondo cantato, interpretato e raccontato da Jovine, imbastito di note e dipinto da vernice di variegate melodie ed abbracciarsi, cantare, ballare, insieme, in sinergia, animati dallo stesso impeto, dalla medesima spinta emotiva, quella che sfocia in quel mero, ma altamente costruttivo, spirito d’appartenenza.
La musica avvolge, travolge, inebria sensi, cuore e neuroni, in un tripudio di emozioni ed enfasi che prosciuga macchinose ed inumane congetture, perché, al cospetto di quell’onda anomala di adrenalinico carisma canoro, non c’è posto per sentimenti che inaridiscono l’anima e denaturano la limpida e marcata beltà insita in quell’attimo, fugace eppur immenso nella sua devastante maestria.
Tuttavia, Jovine ha solo tenuto un concerto.
Un atto apparentemente avulso da quel polverone mediatico ed ideologico che appesantisce quell’aria ed inasprisce quella triste rivalità.
E invece no. Perché è proprio grazie ad un semplice, genuino ed ubertoso gesto, capace di ergersi a locomotiva di buone intenzioni che, talvolta, vengono introdotte le evoluzioni, per mezzo di quel treno che dovrebbe, sempre, transitare nella coscienza di ciascuno di noi, in seguito a simili sciagure, per traghettare le anime verso una nuova e più elevata condizione emotiva, ideologica, culturale, affinché quel che è stato non possa ripetersi mai più.
La musica, da sempre, rappresenta il più grande canale di aggregazione sociale, quello all’interno del quale ed attraverso il quale, popoli che vivono separati da ragguardevoli chilometri di mari e montagne, si rivelano capaci di fondersi ed uniformarsi.
E la musica di Jovine, ieri sera, ha nitidamente e pacificamente inferto questo messaggio di disteso amore nel cielo di Roma.