E’ sempre stata volontà di ogni artista sopravvivere al suo tempo. Un quadro, una scultura, un libro che hanno avuto il pregio di resistere al tempo storico nel quale furono ideati sono proprio per questo motivo qualcosa di artistico. L’opera sopravvive al suo tempo quando contiene un messaggio che sa farsi universale, quando sa profetizzare il futuro partendo dal proprio tempo. L’arte ha come caratteristica assoluta l’essere fuori da ogni contingenza e da ogni barriera temporale; la vera arte riposa sempre nel futuro, e invece di guardare e tracciare la storia che vede, evoca e intuisce quella che sarà. La vera arte è sempre precorritrice.
Uno Svevo , uno Joyce, un Eliot, sono i classici esempi di artisti che seppero leggere oltre il loro tempo, annusando quella frantumazione dell’Io che sarebbe esplosa solo molto più tardi. Dante, Shakespeare, Goethe, trattarono di argomenti dove soffiava grandezza, conflitti umani intramontabili.
La loro arte è sopravvissuta a loro perché preannunciava il futuro, lo racchiudeva nella materia presente che trattavano.
Oggi trovare questo afflato eterno nelle opere d’arte è molto, ma molto difficile. L’opera d’arte deve trovare acquirenti, deve essere consumata come si consuma un panino o una pizza. Deve portare unicamente argomenti che possano interessare lo spettatore medio che ha un’intelligenza media e un’istruzione media e possiede un’auto media e ha una famiglia media con un lavoro medio. Oramai fanno passare per capolavori o arte ciò che è semplice cronaca abbellita da una certa perizia tecnica ed estetica, oppure semplici manuali per adolescenti alle loro prime esperienze amorose.
Se tento di fare un paragone tra i Dolori del giovane Werther di Goethe, o i Turbamenti del giovane Torless di Musil con la letteratura similare dei nostri giorni, bhè, le braccia mi cadono di netto. Se penso ai temi dell’adolescenza e dell’amore così come vengono affrontati da coloro che vengono considerati i migliori autori italiani riguardo a queste tematiche, i nomi li potete intuire, non posso non ritenere che l’arte contemporanea si sottrae volontariamente all’eternità per sfamare unicamente il presente. Difficilmente c’è un vero scandaglio profondo nei testi del nostro tempo. Tutto viene analizzato in superficie, e soprattutto tutto affonda in una contemporaneità che non lascia presagire nessun futuro. C’è la vita minuziosa del nostro tempo, con oggetti del nostro tempo, con modi di ragionare del nostro tempo. Tra cento anni queste opere scritte solo per il nostro presente saranno inservibili, testimonianze storiche, piuttosto che artistiche.
Ma il guaio, o forse la tristezza più grande, è che basta un inaspettato successo che tutte le grandi case editrici ti vengono a proporre contratti a patto che tu non ti muova da quel solco adolescenziale, rosa, giallo, o nero. E allora la tua inventiva viene castrata, e lo scrittore si prostituisce alle richieste del mercato, confezionando prodotti, non opere d’arte, su misura dei potenziali acquirenti.
Ci sono decine e decine di esempi di scrittori che sono stati costretti a continuare sul solco del loro primo libro che ha riscosso notevole successo. L’editoria punta sui cavalli vincenti, quasi sempre mediocri, e non ammette quella sperimentazione continua che costituisce uno degli aspetti fondamentali della vera arte.