25 anni, faccia da angelo, ballerino, modello, giornalista.
Alessio Giglio era tutto questo.
Eppure era diventato famoso in veste di simbolo della lotta contro il cancro, dopo che un video che lo ritraeva, mentre danzava con la chemio attaccata al braccio, aveva fatto il giro del web, così come i suoi messaggi, ricchi di incoraggiamento e speranza, rivolti a se stesso e a quelli come lui, coinvolti nel braccio di ferro contro quel mostro senza volto, capace di divorare energie, linfa vitale, respiri, sogni, emozioni, vita.
Quel turpe mostro ha sopraffatto anche Alessio, seppure il suo attaccamento alla vita, la determinazione, la grinta, la positività e quegli stessi messaggi che, giorno per giorno, da oltre un anno, avevano illuso chi gli stava accanto e ha sperato fino all’ultimo che ce l’avrebbe fatta, che, alla fine, Alessio, sarebbe riuscito a spuntarla.
Invece, Alessio è deceduto il primo giugno, dopo che nel corso delle settimane antecedenti le sue condizioni si erano notevolmente aggravate.
Alessio è morto in uno di quei giorni conditi da un caldo ed energico sole, uno di quei giorni che propaga nell’aria il profumo dell’estate.
Uno di quei giorni che sarebbe tanto piaciuto ad Alessio, perché “nelle sue corde”, uno di quelli che avrebbe dipinto con la sua voglia di vivere.
Ed invece è stato il giorno in cui è volato via. Per sempre.