Mia amata Napoli,
Adesso che sei straziata da innumerevoli, turpi e lancinanti ferite, paradossalmente, mi appari bella come non mai.
Orgogliosa e fiera, anche se, per effetto delle plurime pugnalate che con bruta e straziante violenza, incessantemente, continuano ad infliggerti, sei costretta a camminare strisciando, eppure, seguiti a farlo a testa alta.
Sempre.
Incessante e perpetuo è il tuo moto.
Non ti fermi mai.
Neanche mentre ti colpiscono.
Anzi.
In quei momenti, non manchi mai di mostrare tutta la tua rabbiosa ed inestinguibile forza.
E forse è proprio questo ciò che incattivisce e spaventa.
Sei un marea di contraddizioni racchiuse in un mare di contraddizioni; sei il bagliore del sole che riecheggia nel fascino delle stelle, nel cuore della notte; sei la malinconia della notte attanagliata tra le nuvole che, con i loro scaltri tentacoli, provano ad ancorarsi al sole; sei la rete di un pescatore, logora, stanca, satura di sacrifici e notti insonni, eppur resiste e non demorde; sei il caos armonico che vive e regna, dentro e fuori di te; sei l’urlo di rabbia, rivalsa e riscatto sociale che, troppe volte, ti rimane strozzato in gola; sei la canzone più commovente, il sapore più gustoso, l’abbraccio più avvolgente, la stretta di mano più calorosa, la poesia più emozionante, la carezza più confortante, la lacrima più sincera, quella che nasce dal cuore e riga l’anima, per dissolversi, tra una cicatrice e l’altra; sei il sorriso più cordiale che, nonostante tutto, prontamente si disegna, ai piedi del Vesuvio, accarezzato dal mare, per accogliere i forestieri, con quell’encomiabile senso di familiare ospitalità che, nonostante tutto, ti bolle nelle visceri; sei un sguardo rassicurante e benevolo, quello che sfoderi, ogni giorno, per augurare “Bona juornata” ai tuoi figli, anzi, ai figli tuoi.
Sei bella perché non sei consapevole di esserlo e continui ad esserlo anche se fanno di tutto per dissuaderti dal credere di esserlo, perché se fossi realmente consapevole delle tue piene e reali potenzialità, afferreresti con ferma determinazione lo scettro e la corona, per scippare con le tue stesse mani, con pertinace e testarda caparbietà, quel primato che meriti, che ti spetta, che ti appartiene, che è solo e soltanto tuo.
Mia amata Napoli, tu sei la Regina!
“Loro” non voglio incoronarti, non potranno né vorranno né sapranno mai, sommessamente, decretare la tua egemonia.
Eppure, continuano ad ignorare che, orgogliosa e fiera come sei, non consentiresti mai alle viscide e crudeli zampe di quelle inumane bestie di poggiare la corona sul tuo capo, perché, neanche per farti premiare, abbasseresti mai la testa.
Soprattutto al cospetto dei tuoi più acerrimi aguzzini.
Per questa, ed infinite altre ragioni, seguiterò a percorrere la mia strada affrontando le avversità a testa alta, forte dell’insegnamento che, da madre protettiva e premurosa quale sei, continui a consegnare a me, a tutti i tuoi figli, a tutti quelli che ti amano e che conoscono la magia che i tuoi abbracci sono capaci di sprigionare, perché non ti hanno temuto, ma anzi, hanno spontaneamente ceduto al sincero desiderio di lasciarsi cullare dalle braccia più benevole, quelle cucite sul corpo della madre più generosa ed amorevole che possa esistere.
Semplicemente, le tue braccia, mia amata Napoli.