La freschezza e la goliardia, tipica dei 20 anni, l’umiltà, giovane e tenace, di un ragazzo con la testa sulle spalle, il talento genuino di chi investe su sé stesso e sulla sua terra e lo fa con l’amore, l’impeto e il necessario pizzico di follia che sferrano una marcia in più ai passi di una vita non ancora segnata dalle delusioni e dalle amarezze: questo e molto altro è Giovanni Prisco, pizzaiolo per passione.
Una carriera nata in maniera quasi inconsapevole, ritrovandosi a dare una mano nelle retrovie di un locale che poi è diventato suo: la pizzeria Lucignolo di Boscotrecase. Un’oasi di pace e ricercata tranquillità, dove il contatto con la natura amplifica le suggestioni sensoriali e rende tutto più piacevole: sorseggiare un drink, gustare del buon cibo. Un piccolo miracolo enogastronomico che sovverte le antiche convinzioni legate ai piaceri della tavola per introdurre un new concept improntato a immagine e somiglianza dei rispettivi talenti dei fratelli Prisco: Giacomo, affermato barman di caratura internazionale e Giovanni, giovane e talentuoso pizzaiolo.
Due stili, due professioni, due caratteri, diversi e speculari che, fondendosi, portano in tavola la perfezione.
Giovanni, come detto, si avvicina all’antica arte dell’oro bianco, prima da apprendista, poi da autodidatta: una volta compreso che questa è la sua strada e che quel mestiere lo sente suo, ha iniziato il suo percorso da solista, imprimendo ai suoi impasti e alle sue ispirazioni, quel pizzico di creatività e follia che concorre a fare la differenza e che puntualmente si rivela l’ingrediente necessario per distinguersi dalla massa.
Un giovane pizzaiolo troppo impegnato a riversare sul banco impiastricciato di farina quello che ha da dire e da dare ad un mestiere che soprattutto a Napoli è sinonimo di oneri e responsabilità, per lasciarsi suggestionare o inibire dalle tendenze dettate dai social, piuttosto che dal “nonnismo” che puntualmente i veterani della categoria esercitano sulle nuove e più promettenti leve. Giovanni non è stato risucchiato dal vortice di caotico e confusionario marasma che da troppo tempo, ormai, troneggia sulla pizza. Dal basso della sua umiltà, infatti, denota la saggezza che, fin qui, è mancata a molti pizzaioli attempati e che lo induce a non perdere di vista “la cosa importante”: la pizza e la colloca puntualmente al centro della scena.
Uno studio maniacale e minuzioso dei dettagli, dalla temperatura dell’acqua alla scelta della farina, senza tralasciare i tempi di lievitazione che per l’impasto che porta la sua firma è di 24 ore, così che possa risultare leggero e realmente meritevole di sposare la più compiuta definizione di “buona pizza”. A questa attitudine si addiziona la ricerca delle primizie di cui pullula il territorio vesuviano: un impasto lavorato ad arte, secondo il credo di Giovanni, va condito ed ulteriormente impreziosito con prodotti di qualità, in un abbraccio di sapori e piaceri, capaci di esaltarsi a vicenda.
Il risultato finale è facilmente prevedibile e tutto da gustare, di boccone in boccone.
L’aspetto che maggiormente stupisce dell’estro creativo del giovane pizzaiolo di Boscotrecase è la parsimonia con la quale sceglie i prodotti da adagiare sul suo ricercatissimo impasto: senza strafare, senza puntare sulla quantità che molto spesso è sinonimo di “disgusto” più che di buon gusto, senza cercare di stupire con pizze eccessivamente pompose e vistose, perché Giovanni è capace di identificare la bellezza e la bontà, insite nelle cose più semplici e genuine e sa che, “il ritorno alle origini”, intese come valori e sapori genuini della nostra terra, nell’era in cui spadroneggiano i fast food e l’obesità, è la vera rivoluzione. Tant’è vero che Giovanni ha bandito dal suo menù la classica “pizza baby”, farcita con wurstel e patatine, generalmente gettonatissima tra i bambini, perché ritiene che sia più opportuno educarli ad una corretta alimentazione, invitandoli a gustare una pizza ugualmente buona, ma priva di grassi.
Altra peculiarità di casa Prisco è la pizza integrale, gustabile solo il venerdì, poiché la preparazione dell’impasto richiede delle tempistiche alle quali Giovanni vuole e sa dedicare il doveroso rispetto.
Il principio che ispira il suo credo di abile ed originale pizzaiolo, in sostanza è la ricerca dell’innovazione studiando la tradizione: Giovanni non “manca di rispetto” alla tradizione, piuttosto cerca sempre di omaggiarla introducendo delle varianti mai stonate o fuori luogo che, in alcuni casi, “fanno il lifting” alla classica Margherita, in altri, abbracciano i sapori peculiari dell’entroterra vesuviano e li servono a tavola, con un filo di olio a crudo e un paio di profumatissime foglie di basilico.