Un gruppo di giovani amici, in una sera qualunque del lontano 2004, ridono, scherzano, come fanno tutti i ragazzi, in Via Vicaria Vecchia a Forcella, Napoli. Tra di loro una 14enne bionda, con gli occhi azzurri, Annalisa, sorrideva con l’innocenza di un’adolescente, il cui unico dovere è la spensieratezza. Poi, d’improvviso, il fracasso dei motorini.
Gli spari.
L’angelo biondo cade a terra. Una resa dei conti finita male che ha giustiziato chi davvero non c’entrava nulla.
Non è il canovaccio dell’ennesima serie televisiva sulla criminalità. Qui non c’è nulla di finto, niente di artefatto. Non ci sono eroi arroganti nè vendette furiose. Questa è la storia di Annalisa Durante, vittima innocente della camorra uccisa a Forcella il 27 Marzo 2004.
La storia di Annalisa ha fatto il giro d’ Italia e ha colpito tutti: istituzioni, personalità e gli stessi abitanti di Napoli, tanto che la sua storia viene narrata in Gomorra di Roberto Saviano e nel libro di Luigi Merola, Il cancro sociale: la camorra.
Dopo dieci anni, la morte di Annalisa sembra quasi svanita nel nulla. La ragazza dal viso angelico però resta e continua a vivere nelle pagine del suo diario, raccolte nel libro “Il diario di Annalisa” , Tullio Pironti editore, a cura di Matilde Andolfo e Mario Fabbroni, dove affiorano i pensieri e i desideri di un’adolescente già grande che analizza il presente e pianifica il futuro.
Cari genitori, quando Pasqua sarà veramente festa di Rinnovamento, papà avrà un lavoro vero e noi andremo via da Forcella oppure Un giorno diverrò grande. Eppure non riesco a immaginarmi. Forse me ne andrò, forse no. Mi mancherebbero le gite, la pizza che porta papà dopo il lavoro. Adoro la pizza fritta. Sono alcuni pensieri estratti dal libro, riflessioni che dimostrano la maturità tipica di chi, come Annalisa è stato costretto a crescere troppo in fretta, come se già avesse conosciuto il proprio destino: vittima di una guerra che non le apparteneva.
Annalisa Durante avrebbe compiuto 25 anni il 19 Febbraio scorso.
Tutto ciò che ci rimane di lei sono le testimonianze di amici e parenti e il grande tesoro racchiuso fra le pagine del suo diario. Pagine che dovrebbero essere condivise da sud a nord, da grandi e piccoli per combattere il grande cancro che affligge Napoli e l’Italia intera. Parole che dovrebbero fare il giro dei cuori e delle coscienze di tutto il mondo, per non permettere più a nessun proiettile vagante di far cadere un angelo bello e sincero come Annalisa.
Riflessioni da cui partire per curare un pensiero distorto e malato insediatosi ormai nel cuore di una cultura criminale che non conosce leggi, se non quelle della violenza e del sangue.